Tecnologia medica di neuromodulazione non invasiva NESA®

Ramón y Cajal ipotizzò che il cervello si modifica in modo permanente nel corso della sua esistenza, acquisendo ed eliminando continuamente dati. La neuroplasticità è considerata la capacità del tessuto neuronale di riorganizzare, assimilare e modificare i meccanismi biologici, biochimici e fisiologici coinvolti nella comunicazione intercellulare per adattarsi ai nuovi stimoli, includendo, tra tanti, la rigenerazione assonale, la neurogenesi, la sinaptogenesi e la riorganizzazione funzionale.

Le ricerche condotte nell'ultimo decennio hanno dimostrato che è possibile indurre la neuroplasticità nell'uomo attraverso la neuromodulazione, che consiste nell'aumentare o diminuire l'eccitabilità di un gruppo di neuroni o addirittura di un sistema complesso di connessioni. Sono stati osservati cambiamenti nell'espressione dei recettori neuronali e nella cinetica, nel contenuto e nel rilascio dei neurotrasmettitori. Sono state riportate anche modifiche nell'attività di astrociti e microglia che regolano l'ambiente vicino ai neuroni (Schuster & Rapoport, 2016).

Se ci riferiamo specificamente alla neuromodulazione elettrica, parliamo dell'applicazione di impulsi elettrici attraverso elettrodi in diverse regioni del sistema nervoso che inducono la modifica dell'attività di circuiti neuronali di caratteristiche variabili, senza provocare lesioni al tessuto nervoso, potendo generare adattamenti che recuperano uno stato di disfunzione. Questa tecnica cerca di attivare o disattivare una rete neuronale attraverso l'applicazione di una corrente elettrica, di cui si possono controllare le proprietà di frequenza, ampiezza e larghezza dell'impulso (Láinez Andrés & Sánchez, 2015).

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